Il poeta sdraiato

Il poeta sdraiato
Sapete che possiamo avere un momento di relax proprio come sa fare questo poeta chagalliano?

IL CORPO DELLE DONNE


lunedì 19 ottobre 2009

LE DISCRIMINAZIONI

L'avversione alle diversità è sempre stata una componente dell'uomo, sia quella che riguardi superficialmente l'immagine che quella più sotterranea legata ad informazioni specifiche che non si vedono ad occhio nudo. L'avversione alle differenze generano discriminazione, ed ecco che il razzismo, la diversità per "razza" come concetto di gerarchia così come concepito nel XVIII - XIX secolo, diventa solo un pretesto alla diversità come, del resto, qualsiasi "eccezione" ai modelli precostituiti della società in cui viviamo.
Quindi diventa motivo di discriminazione o di lieve tolleranza anche la formazione della famiglia differente da quel modello prediletto, un modo di vestire, la storia della propria famiglia, una caratteristica fisica come anche avere una statura bassa (che può far anche simpatia) o avere una mal formazione, un orientamento sessulae diverso o anche il tipo di genere con cui si è nati. Questi sono solo degli esempi sui singoli. Ma la discriminazione può esserci anche in riguardo a grandi argomenti e temi generando poi il rifiuto di categorie di persone.
E' come se l'uomo avesse il bisogno di non accettare lucidamente ciò che gli crea una necessità di anteporre un ordine diverso a quello a cui è abituato, come se la novità nel proprio stato ordinario di cose ossia la diversità, gli facesse smarrire e mancare le sicurezze che si è costruito o che ha accettato provocandogli un senso di insicurezza e paura. A questo punto scatta il dover controllare la questione ma con la violenza e la discriminazione. E' come se l'uomo si allontanasse sempre più dall'individuo e se l'individualità della persona non avesse valore e fosse qualificata invece da caratteristiche catalogabili entro certe categorie che diventano elementi determinanti la personalità.
Tutti i regimi occidentali del XX secolo, il sovietico, il fascismo il nazionalsocialismo, miravano a colpire la centralità dell'individuo annullando le diversità (in tutti i sensi) e le autonomie attraverso una manipolazione dei cittadini affinchè non riconoscessero i propri diritti facendo credere, almeno per il nazionalsocialismo e il fascismo, che questi ultimi dipendessero dall'identità raziale del popolo-razza, das Volk.
L'essenza dell'antifascismo quindi è la riscoperta della soggettività.
Ma ci sono altri elementi attuali da tenere presente che scombinano gli equilibri degli ultimi tempi, che sono l'elemento commerciale e bio-tecnologico con la collaborazione degli stereotipi massmediatici e l'uso del sentimento della paura, ossia alcuni degli strumenti di deterritorializzazione e di smarrimento degli esseri indeterminati che non stanno al vertice; invece coloro che stanno al centro secondo il modello hanno l'illusione di un'appartenenza che gli viene data proprio da quest'uso economico del prodotto-scambio di merci, il quale è un deterrente per la costruzione delle soggettività. Si tratta di influssi relazionali inconsci tra la pubblicizzazione di merci e di stereotipi a cui tutti sono soggetti e si lasciano influenzare, chi più chi meno.
Dagli ultimi decenni bisogna fare i conti anche con questi aspetti... La riflessione sulla situazione odierna delle discriminazioni secondo me indica verso dove stiamo andando e l'analogia con i regimi passati non è anacronistica, si tratta pur sempre di processi storici che non si sono ancora conclusi, probabilmente, con qualche variante e strumenti differenti, più accorti.
A questo punto si tratta di rifondare all'interno dell'antifascismo delle risposte nuove e concrete che includano ed accomunino le necessità della pluralità dei corpi non rappresentati, le periferie che non hanno voce e prendere il diritto alla determinazione della soggettività, ai nostri spazi dell'essere Persona riconosciuti verso la costruzione dell'individuo sublime portatore di bisogni e doveri. Siamo tornati indietro.
Comunque analizzando le discriminazioni come scrittura terapeutica (povera me) che è il motivo per cui ho scritto, sono sempre finita lì. Ma sapete che nelle grandi questioni tante cose si collegano? Caspita, adesso sarebbe da vedere come viene utilizzato il sentimento della paura e dell'insicurezza, ma a quello vi rimando a 2 o 3 articoli fa "L'informazione".
Con affetto,
(Chagatt.)

giovedì 15 ottobre 2009

DA LEGGERE IL MATTINO E LA SERA

Quello che amo
Mi ha detto
Che ha bisogno di me
Per questo ho cura di me stesso
guardo dove cammino e
temo che ogni goccia di pioggia
mi possa uccidere
Bertolt Brecht

lunedì 12 ottobre 2009